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"E il Verbo si fece carne"

Ai piedi di un Bambino, seguendo la Sua Luce

di Sr. M. Stella Sgarra

Scena centrale di tutta l’opera di Montignoso è sicuramente la grotta della Natività, dalla quale, oltretutto, sono nate nel tempo tutte le altre scene del presepe, che ad essa conducono o riconducono. D’altronde, l’incarnazione del Verbo di Dio è il centro della nostra fede, ne è l’oggetto, ed è il miracolo più grande che Dio poteva compiere per la nostra salvezza.

Chi arriva all’Opera, di solito rimane incantato dalla ricchezza di scene e di colori che abbracciano lo sguardo e che si articolano su due piani differenti: in alto, il bianco della fortezza di Erode e delle case di Gerusalemme; in basso, il tipico color tufo della Betlemme di allora, cosparsa di piccole grotticelle dove i pastori trascorrevano la notte per vegliare il loro gregge. L’incanto si fa ancora più intenso quando, scesa la sera, si accendono le luci in ogni scena: dove un focherello, dove una lampada per far strada a un pastore, dove un lume per illuminare una piccola stanza.

Nella grotta dove giace il piccolo Gesù, con le braccine aperte verso il mondo, c’è solo una dolce e bianca luce che sembra nascere dal Suo giaciglio di paglia e che illumina i volti di Maria e Giuseppe, lasciando nell’oscurità tutto il resto, Magi compresi. Non è un caso questo particolare, anzi, è proprio ciò che ci introduce nel mistero del Natale che ogni anno siamo chiamati a rivivere e con il quale confrontarci.

Il vangelo di Giovanni si apre con lo stupendo prologo che viene letto ogni anno nella messa del giorno di Natale: è la luce che viene nel mondo, << la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo … Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio>>.

Gesù è la luce, è la vita, è la verità: era stato annunziato dalle Scritture e il popolo lo attendeva con trepidazione. Il tempo era arrivato, ma in molto pochi seppero riconoscere quel momento di grazia. Ecco che la luce, che si effonde dal Bambino Gesù deposto nella mangiatoia, illumina solamente i volti di Maria e di Giuseppe, gli unici che riconobbero in quel piccolo Bambino il loro Dio e Creatore, e alla loro adorazione si sarebbe unita, poco dopo, solo quella dei poveri pastori avvisati dagli angeli. L’intera Gerusalemme dorme, dorme colpevole di non aver riconosciuto il momento dell’incarnazione del suo Dio. Perché colpevole? Perché alle richieste di informazioni dei Magi venuti da molto lontano, gli scribi seppero rispondere con esattezza riguardo al tempo e al luogo dove doveva nascere il Messia, e cioè a Betlemme, a solo sette- otto chilometri di distanza (quante volte, anche noi, restiamo colpevolmente lontani dalle grazie che il Signore mette a nostra disposizione, invitandoci a un momento di preghiera, a un’opera buona, a una confessione importante …!) , ma restarono nelle loro case, dediti ai loro doveri, turbati da quelle notizie ricevute da degli stranieri circa la nascita di un nuovo re.

I Magi vengono presentati erroneamente all’interno della grotta: sappiamo che essi arrivarono molto dopo e che trovarono il Bambino e la Madre in una casa. Tuttavia, se in molti dei nostri presepi li poniamo attorno alla culla di Gesù per praticità, in questo caso, pur essendo nella grotta attorno a Gesù, i loro volti non sono illuminati dalla Sua luce: essi sono infatti ancora in cammino, guidati dalla stella in cerca di un Re, e ancora non sanno a chi si troveranno davanti, ancora non conoscono la Verità del Dio che si è fatto carne. Come molti popoli di allora e come tante persone di oggi, sono alla ricerca del senso più profondo della vita, una ricerca per la quale si è disposti a lasciare tutto, a intraprendere fatiche e ad affrontare disagi.

Una stella li guidò in questo lungo cammino, che solo loro, esperti di stelle, potevano riconoscere in mezzo a tutte le altre. È sempre una luce, anche se piccola, che orienta il nostro cammino verso Dio, che riaccende le nostre speranze, la nostra fiducia. E sopra la grotta di Betlemme, qui a Montignoso, essa risplende regale tra gli alberi, ricreando quel clima tanto suggestivo e festoso del Natale cristiano.

Lasciamoci guidare anche noi dalla luce che il Signore mette nel nostro cuore con la Sua grazia, viviamo queste feste con un ricordo tenero dell’infanzia di Dio e accudiamolo nei nostri fratelli e sorelle più fragili, perché il calore del Suo piccolo ma infiammato Cuore si effonda in noi e, da noi, su quanti ci sono accanto.

 

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