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Santa Verdiana

“Reclusa in una cellina?”

di Elena Verdiani

Ogni anno, quando si avvicina il 1° febbraio, a scuola è inevitabile parlare di Santa Verdiana e fare una lezione di religione sulla Santa Patrona di Castelfiorentino. I bambini sono sempre ascoltatori molto curiosi, attratti dai suoi miracoli e dalle famose serpi “che le facevano compagnia”. “Magari si potessero fare anche noi i miracoli!”, commentano spesso. “Per far succedere i miracoli, Santa Verdiana si impegnava tanto a pregare”.

La storia della Santa suscita nei bambini sempre tante domande, soprattutto legate alla sua scelta di vita. “Reclusa in una cellina? Ma cosa faceva tutto il giorno?” A loro sembra inizialmente incredibile e difficile pensare ad una vita di sola preghiera e lavoro, racchiusa in quattro piccole mura, ma arrivano a capire che pur nella solitudine della cella non era mai sola. “Anche Verdiana avrà avuto bisogno di sfogarsi con qualcuno e di dire i suoi segreti; forse era Gesù il suo amico del cuore”. “Santa Verdiana aveva bisogno degli altri per vivere, così non pensava di essere superbravissima e non diventava antipatica!”.

Umile, semplice, capace di ascoltare il cuore e la gente che andava a chiederle preghiere e consigli, Verdiana agli occhi dei bambini era anche “coraggiosa perché non aveva paura delle serpi, anche se a volte la pizzicavano”. “Avrà avuto voglia di mandarle via?”. Presenza reale, ma anche figura allegorica di insidie e divisioni, lotte, fazioni e malelingue che la facevano soffrire, quello delle serpi è anche simbolo iconografico che rende Santa Verdiana facilmente riconoscibile in tutti i dipinti che la rappresentano.

Donna raffigurata sempre in abito religioso, francescano, vallombrosano o domenicano, in realtà non appartenne a nessun ordine. “Era diventata così importante che tutti la volevano parte della propria famiglia!”. Beh, anche gli abitanti di Castelfiorentino, e non solo i diversi ordini religiosi, la sentono parte della propria famiglia “e nessuno può portarcela via!”.

Un po’ tristemente i castellani hanno accettato in questi anni una festa patronale in versione ridotta, senza processione e grandi festeggiamenti a causa dell’emergenza sanitaria. La devozione però non manca, la pandemia non ha spento e non spenge l’amore grande che la gente prova per la sua Santa. “È vissuta a Castelfiorentino e noi ne siamo orgogliosi!”, commentano i bambini. E mentre la disegnano con volto gioioso e sereno, anche se molti santini e dipinti la raffigurano seria ed austera, capisco che il cuore dei bambini sa capire che la vera santità genera persone felici.

 

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