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GLI APOSTOLI CHE DORMONO

Dal sonno del vecchio Adamo, al risveglio del nuovo Adamo

di Sr M. Chiara Gennaro icms

Gesù agonizza nell’orto degli ulivi, suda sangue e, nel frattempo, gli apostoli dormono: sembrerebbe impossibile riuscire a farlo in una situazione così drammatica. Eppure, se ci pensiamo bene, è una scena del Vangelo che, forse, a volte, esprime bene la nostra realtà. Anche noi ci possiamo trovare addormentati, lenti o duri di cuore nel riconoscere il Signore Gesù oppure superficiali di fronte ai bisogni di chi ci sta accanto. Quante volte non siamo lì presenti ad accogliere la sofferenza che arriva, profonda, forse inaspettata, e ne perdiamo il valore nascosto perché scappiamo di fronte ad essa o ci rifugiamo in cose che ci fanno assopire solo un momento? È Dio che conduce la storia di ogni persona, la nostra storia, non sono gli avvenimenti, le persone o le cose. E, anche se di tanto in tanto stentiamo a crederlo, la nostra è una storia d’amore: sì, perché la vita ci è donata da Dio che è Amore infinito, eterno e anche quelle sofferenze che rigettiamo o che vorremmo rigettare perché ci fanno male, sono essenzialmente delle chiamate all’amore.

Dio è un Padre che ama i suoi figli e li vuole con sé, fra le sue braccia. Dopo aver mostrato tutto l’amore e la gloria del Padre nella trasfigurazione, Gesù chiama gli stessi apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni ad entrare nella sua “sfigurazione” per essere testimoni di questa verità (cfr. Benedetto XVI “Gesù di Nazaret”), li porta con Sé nell’ orto degli Ulivi.

È una notte lunga quella del Getsemani, dove si dorme o si prega, dove insidia la morte o si entra in comunione con la vita. Gesù prende su di sé tutta l’angoscia, la tristezza e la paura degli uomini, affinché ne siano sollevati e non rimangano schiacciati dalla disperazione che deriva dal non riconoscersi più figli di un Padre amorevole e misericordioso. Gesù prega affinché l’uomo abbia la forza di allontanarsi dalla notte per entrare nella luce della sua grazia. Dobbiamo essere vigilanti con la preghiera, la meditazione della Parola di Dio e i sacramenti per accogliere la vicinanza di Dio in ogni momento della nostra vita, e per poter compiere in tutto la Sua Divina Volontà. Gesù, in quella notte, vive una vera lotta tra il bene, che è Lui stesso, e il male delle tenebre.

Per ben tre volte Egli va a svegliare i suoi tre amici più intimi, che lottano con il torpore del sonno. Vivono ancora nel sonno del vecchio Adamo, presi solo dalla loro povera umanità e dalle passioni: Pietro Lo rinnega per ben tre volte e solo Giovanni, tra gli apostoli, rimane ai piedi della croce. È Gesù il nuovo Adamo che con la sua passione e morte apre loro gli occhi con la luce della sua Divinità e fa loro vincere le tenebre del peccato.

È importante che Gesù ci passi accanto, anche se ci trova assopiti! La sua è una preghiera che non si stanca, e che resiste a ogni prova, soprattutto quella della solitudine; il Padre, infatti, manda un angelo a consolarLo e a confortarLo. È una preghiera che aumenta la decisione, la determinazione perché: «Lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (Mc 14,38). Gesù sa bere tutto il suo calice, anche se molto amaro, e non perché Gli sia facile in quanto uomo-Dio, ma perché Egli ama il Padre e la sua Volontà, ossia la nostra salvezza.

La terza volta Gesù non dice più ai suoi apostoli: «Vegliate», ma «dormite», perché chi ha intravisto il Figlio in questa “notte” può dormire in pace. Anche nel sonno ultimo della morte non troveremo più il male che temiamo, ma il “riposo” che desideriamo: il Signore stesso che sarà lì con noi. Gesù ci dice: «Ora dormite pure» perché Lui stesso si è caricato di tutto il nostro peccato e lo ha redento.

Il nostro “dormire” diventi un “risveglio” alla vita nuova, che Cristo ci ha donato, e il nostro “riposo” un camminare verso la luce della redenzione.

Concludendo: non dormiamo più il primo sonno degli apostoli nel vecchio Adamo, lasciando Gesù solo, ma svegliamoci nel nuovo Adamo. Nella S. Messa Lo incontriamo vivo e risorto, con la sua luce e la sua grazia ci salva dalle tenebre del nostro peccato, per vivere una vita sempre più a sua immagine e somiglianza. “Vegliando” accanto a Lui in questa vita terrena, godremo in eterno l’amore e la Misericordia del Padre.

 

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