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Dio è davvero mirabile nei suoi santi

La vita e l'insegnamento di San Lucchese

di Buonamano Domenico e Mariachiara

San Lucchese nasce a Gaggiano, un piccolo borgo vicino a Poggibonsi nel 1181, stesso anno di nascita di San Francesco d’Assisi. Prima soldato, combatte con i guelfi, poi, in seguito ad una sconfitta, abbandona le armi e sposa Bona Segni detta Bonadonna. Commercia in granaglie e anche cambiavalute; avaro, approfitta dei pellegrini della via francigena.

Verso i 30 anni, dopo aver perso i figli in tenera età, nel 1212, ascolta una predica di San Francesco in San Gimignano e si converte. Risarcisce tutti coloro che aveva truffato, vive in penitenza, trasforma la sua casa in un ospedale e dona tutti i suoi beni ai frati.

Divorati dall’amore a Cristo, volevano diventare lui, frate, e lei, suora, ma San Francesco, che già aveva in mente di fondare un terz’ordine, fece tornare i due sui loro passi, consigliando loro di rimanere a vivere insieme. Fu così che, dopo averli vestiti con il saio color cenere e il cordone annodato, fondò ufficialmente il terz’ordine Francescano donando loro la regola di vita, approvata poi da papa Onorio III nel 1223. San Lucchese e Bonadonna furono dunque i primi a vestirne il saio.

Bonadonna, tuttavia, non ebbe la stessa conversione di San Lucchese. Inizialmente pensava che il marito fosse pazzo; quando donava pane a tutti coloro che gliene chiedevano, la moglie lo rimproverava: «Se dai via tutto a noi cosa resta?», ma ogni volta che la madia si riapriva era sempre piena di pane fresco.

Altri fatti miracolosi accompagnarono la vita di questo santo valdelsano: una volta che all’eremo di S. Maria a Camaldo, mentre stava raccolto in preghiera, fu visto il suo corpo sospeso a mezz’aria; un’altra, mentre governava i campi, regalò molte cipolle ad un sacerdote che gliene chiedeva il quale gli disse: «Ma a te ne sono rimaste pochissime!»; San Lucchese, allora, gli chiese di benedirle ed il giorno dopo si moltiplicarono… Insomma: i ciechi recuperavano la vista, i malati guarivano.

Persino alla morte dei santi coniugi, il 28 aprile 1260, successe un fatto che ebbe dello straordinario: una copiosa pioggia scrosciava dal cielo, ma nessuno dei convenuti alle esequie si bagnò. 

Un bambino cadde in un pozzo: i presenti invocarono San Lucchese ed il piccolo sedette sull’acqua sostenuto dalle invisibili mani del santo. Per sfuggire alle eresie, i frati nascosero il corpo del santo, conservando però solamente la testa. Nel 1274, per metterne alla prova l’autenticità, Papa Gregorio fece gettare quest’ultima nel fuoco. Tra lo sconcerto e la meraviglia di chi assisteva, essa subito saltò fuori e finì sulle gambe del papa, che in quello stesso anno proclamò Lucchese “santo”.

Dio è davvero mirabile nei suoi santi. Mai altra affermazione fu più veritiera di questa: loro sono il nostro battistrada per il cielo, ci invitano ad abbracciare ciò che conta per la salvezza delle nostre anime. San Lucchese e Bonadonna, sposi santi, sono un grande esempio per noi sposi cristiani che, immersi nella società odierna, facciamo fatica persino a mettere in pratica anche le più elementari nozioni di quel testamento che Cristo stesso ci ha lasciato sotto la croce.

Ci aiutino davvero a superare ogni ostacolo, anche quello che il nemico ci fa sembrare il più insormontabile fra tutti, e proteggano dal cielo le nostre famiglie dagli attacchi di coloro che vogliono far passare il male per il bene e viceversa. Possano intercedere presso il Signore e la Santa Vergine per ottenerci il discernimento necessario nelle scelte della vita di tutti i giorni così da non cadere nei tranelli dell’antico avversario. Guardando loro, siamo certi che, se mettiamo Gesù al centro delle nostre vite, con coraggio e perseveranza, e se siamo fedeli alla preghiera quotidiana, se cerchiamo di coltivare la virtù della carità, non siamo dei falliti come il mondo vuole farci credere, anzi: possediamo la Ricchezza vera, la Bellezza vera, la Pace vera, che non ci verranno mai tolte.

 

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