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San Vivaldo

Santi della terra Toscana

di Salvadori Silvia

Vivaldo da San Gimignano, al secolo Vivaldo Stricchi (San Gimignano, 1260 – Montaione, 1 maggio 1320), è un religioso italiano venerato come beato dalla Chiesa cattolica. Di lui si sa molto poco: pare che fosse membro del Terz'Ordine Francescano e discepolo di Bartolo da San Gimignano, anch'egli venerato come beato, con il quale visse per circa venti anni nel lebbrosario di Cellole dedicandosi alla cura dei malati.

Avvenne un fatto particolare nella sua esistenza terrena: un giorno di pioggia Bartolo e Vivaldo videro venire loro incontro, nei pressi della chiesa, un vecchio tutto bagnato. Bartolo offrì ospitalità facendolo sedere vicino al fuoco e lavandogli i piedi con riverenza, suscitando l'ammirazione di Vivaldo. Bartolo fece cenno a Vivaldo di preparare anche il letto e di disporsi ad una notte di preghiera. Durante la notte una voce disse loro che avevano ospitato Cristo: andarono subito a guardare nel letto e lo trovarono inspiegabilmente vuoto. Alla morte di Bartolo, Vivaldo divenne eremita nella non lontana, ma inospitale selva di Camporena. Qui prese alloggio in un tronco cavo di un grande castagno.

Quella fu la sua casa per circa un ventennio: la tradizione vuole che Vivaldo sia morto il 1º maggio 1320, dopo il terribile inverno del 1319-1320. Gli abitanti di Montaione furono avvertiti della sua dipartita dalle campane della chiesa di San Regolo, che suonarono prodigiosamente a festa (riprendendo il topos della morte di Santa Verdiana da Castelfiorentino, di Santa Fina da San Gimignano e, poi, di beata Giulia Della Rena da Certaldo). I montaionesi accorsi nella selva di Camporena, trovarono il corpo di Vivaldo esanime dentro il castagno. Fu tumulato sotto l'altare maggiore della chiesa di San Regolo.

Già nel 1325 il castagno dove l'eremita aveva vissuto non esisteva più, distrutto dalla bramosia dei numerosissimi pellegrini desiderosi di portarsi a casa una preziosa reliquia. In luogo del castagno fu costruita una primitiva cappella e poi un romitorio, in seguito ampliati fino a formare l'attuale complesso. Il culto del Beato Vivaldo fu confermato da papa Pio X il 13 febbraio 1908. In quella occasione il corpo fu traslato dalla chiesa di San Regolo alla chiesa a lui dedicata facente parte del convento di San Vivaldo dove tutt'oggi riposa. La sua festa liturgica è il 1º maggio.

Sul luogo della sua morte è sorto nei secoli il complesso architettonico di San Vivaldo. In questo luogo così ricco di spiritualità, tra il 1500 e il 1515, Fra Tommaso da Firenze e fra Cherubino Conzi, costruirono prima il convento e poi trentaquattro cappelle e tempietti. Fra Tommaso scelse il luogo con estrema accuratezza, essendo stato diverse volte in Terra Santa, prendendo in considerazione l’orientamento astronomico di Gerusalemme e non quello locale: aveva identificato ad est del Convento una valle boscosa che ricordava la valle di Giosafat, a sud un rilievo che rappresentava idealmente il Monte degli Ulivi, e a nord un piano naturale poteva rappresentare la spianate del tempio, mentre poco distante, una collinetta, riportava alla mente il Monte del Calvario. Per questo motivo San Vivaldo è denominata anche la Gerusalemme di Toscana, per la somiglianza topografica con i santuari esistenti a Gerusalemme all’inizio del ‘500. Ad oggi restano 14 cappelle tutte decorate con terrecotte policrome ispirate alla vita e alla Passione di Cristo e disposti in maniera da riprodurre in scala ridotta la planimetria della Gerusalemme del tempo. Grazie ad una bolla di Papa Leone X che concedeva l’indulgenza a chi visitava San Vivaldo, divenne meta di pellegrinaggio sostitutivo per tutti coloro che non potevano sostenere il viaggio vero e proprio in Terrasanta.

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