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Un viaggio verso l’amore di Maria

A Fatima, sulle orme dei pastorelli

di Veruska Salvadorini 

Siamo tornati da meno di 24 ore ed è già nostalgia. Nostalgia della Cappellina, dei momenti di preghiera, dei Rosari condivisi con persone di tutto il mondo, della Famiglia del Cuore Immacolato di Maria, di Fatima.

Ma partiamo dall’inizio di tutto: Maria. Maria, che non da oggi, ma da sempre ci ha voluto lì, di fronte a Lei. Ci ha voluti e chiamati attraverso le persone che abbiamo incontrato negli ultimi anni, attraverso un cammino che ci ha portati fino a Fatima. È cominciato tutto con la conoscenza dei Padri del Cuore Immacolato di Maria di Cerretti. Un’amica invitò me e Stefano, mio marito, alla sua consacrazione e l’anno dopo un nuovo invito a seguire le loro catechesi. Ci siamo sentiti subito a casa.

Grazie alle catechesi e alla guida spirituale dei Padri, la nostra fede e la nostra vita spirituale è cresciuta fino ad arrivare al 2 giugno, giorno in cui, insieme ad altre 100 persone, ci siamo consacrati al Cuore Immacolato di Maria. Quando, già in previsione della consacrazione, ci fu proposto il pellegrinaggio a Fatima, non abbiamo avuto bisogno di pensarci o di parlarne tra noi, era naturale che saremmo andati, e così è stato.

Il 6 agosto ci siamo ritrovati all’aeroporto di Pisa con gli altri partecipanti al pellegrinaggio, persone e famiglie già conosciute e altre da conoscere, ciascuno sarebbe diventato un tassello fondamentale in questo viaggio. Prima il volo per Lisbona e poi il trasferimento in autobus verso Fatima, ormai in ora tarda, giusto il tempo di sistemarsi nelle camere.

Siamo stati ospitati nella casa dei Padri e le Serve del Cuore Immacolato di Maria, con le postulanti e alcuni laici, si sono occupati di rendere il nostro soggiorno il più accogliente possibile, e di questo c’è solo da dire grazie. Momenti più conviviali, come i pranzi insieme e l’aiutarsi a sparecchiare e a ripulire, si sarebbero alternati a momenti spirituali intensi e profondi.

Il primo giorno prevedeva una mattinata tra preghiera e confessioni, preparazione necessaria per aprire il cuore a ciò che nei giorni successivi avremmo vissuto. Già nel pomeriggio visita alla Cova de Iria, con la Cappellina dell’Apparizione e la Basilica della Madonna del Rosario e quella più recente della Santissima Trinità, intrattenuti dalle spiegazioni dei Padri. Una piazza immensa e immersa di luce, quasi accecante, con al centro la Cappellina dove si trova la piccola statua di Nostra Signora di Fatima nel luogo della sua apparizione, pronta ad accogliere fedeli da tutto il mondo.

La piazza è attraversata dalla “Via bianca”, una striscia ben visibile nella pavimentazione che parte dalla Basilica della Santissima Trinità e arriva fino alla Cappellina e che i fedeli, sull’esempio di Lucia che la percorreva in ginocchio in segno di penitenza per chiedere la guarigione della madre al tempo in cui era ancora una spianata di terra e sassi, percorrono anch’essi in ginocchio offrendo e portando in preghiera le loro intenzioni. È stato bello, nei giorni seguenti accompagnare con il Rosario alcuni del nostro gruppo lungo questa discesa verso la Madonna, e vivere attraverso la preghiera la loro penitenza e la loro fatica per la conversione dei cuori. Subito dopo, la visita al museo delle cere per un approfondimento sulle vite dei pastorelli, una domanda ha continuato a risuonare ogni giorno, laggiù e quaggiù: “Se la Madonna ha chiesto preghiere e sacrifici a dei bambini, come posso io non fare altrettanto sull’esempio dei 3 pastorelli?”.

Alle 21.30 appuntamento fisso, ogni sera, con il S. Rosario in piazza davanti alla Cappellina. Un momento di grande preghiera condivisa, ogni sera lingue diverse si susseguivano nella recita delle Ave Maria, per finire con la processione illuminata dai flambeaux tenuti in alto dalle persone che accompagnavano la Madonnina per tutta la piazza a tempo dei canti mariani, con il cuore pieno di richieste, di gratitudine, di gioia, di dolore, tutto circondato dall’amore di Maria e per Maria.

La mattina dopo sveglia presto per prendere il trenino che ci avrebbe portato ad Ajustrel, il villaggio dei pastorelli, e a Loca do Cabeco, luogo delle apparizioni dell’Angelo. Appena arrivati ci siamo riuniti attorno al pozzo dove Lucia, Giacinta e Francesco erano soliti giocare e dove l’Angelo è apparso loro per prepararli all’incontro che avrebbero avuto con la “Signora” e li ha interpellati chiedendo loro: “Cosa fate?”. E noi, ora e adesso, cosa stiamo facendo della nostra vita? Ognuno di noi ha meditato sulla catechesi e sugli aneddoti raccontati dalle nostre guide, dopo di che liberamente ci siamo incamminati per la strada immersa tra ulivi e alberi di fichi per visitare le case dei pastorelli. Case di pietra, con pochi oggetti essenziali che parlavano di quotidianità, di vita vera, di lavori domestici, di giochi, di preghiera in famiglia e allo stesso tempo si assaporava la santità di quei luoghi, si respirava la grandezza e la grazia di ciò che era avvenuto in quelle piccole case, in quelle piccole vite.

Martedì, una nuova giornata alla scoperta dei Valinhos, una vasta area verde caratterizzata da ulivi secolari e che oggi è attraversata da una strada di pietre e ciottoli lungo la quale è possibile ripercorrere la Via Crucis fermandosi alle cappelline che ospitano le stazioni della passione di nostro Signore Gesù Cristo, ma che un tempo i 3 pastorelli percorrevano ogni giorno per portare le pecore da Ajustrel a pascolare alla Cova da Iria. Molti sono i momenti di questo pellegrinaggio che mi sono rimasti nel cuore, ma la Via Crucis, accompagnata dalle meditazioni dei Padri, è stata un tuffo nella mia vita vista con gli occhi dei pastorelli, con l’abbraccio di Maria che continua a guidarmi lungo la strada che il Signore ha pensato per me e che comprende anche Fatima.

Il giorno dopo gita in pullman per visitare due paesini. Il primo, Nazarè, si affaccia sull’oceano ed è possibile visitare il Santuario di “Nostra Signora di Nazarè”, venerata ancora prima della Madonna apparsa a Fatima. Abbiamo celebrato la Messa e pregato all’interno del Santuario, di fronte alla statua di Maria che allatta il Bambino, di cui la tradizione racconta essere stata scolpita da San Giuseppe quando ancora Gesù era bambino. Nel pomeriggio ci siamo spostati ad Obidos, un paese medievale molto carino e affascinante con le sue alte mura e i vicoli caratterizzati da negozietti colorati e locali dove poter assaggiare le tipicità del luogo.

I giorni seguenti ci siamo fermati per gli esercizi spirituali e affrontarli alla luce di ciò che avevamo vissuto nei giorni passati, è stato illuminante; è stato come avere chiaro il cammino che in questi anni il Signore ha voluto che la mia famiglia facesse e come Maria ci abbia confortati e supportati, e forse qualche volta anche “sopportati”.

Anche gli ultimi due giorni sono stati pieni e ricchi di momenti meravigliosi. Poter vivere il 12 sera in Cova de Iria illuminata dai flambeaux che sembravano non avere fine, pregare il Rosario davanti alla Cappellina e partecipare alla veglia in attesa del 13, del giorno in cui la Madonna appariva ai pastorelli, è stata una grazia. Stare al centro di quella piazza è stato come fare una ricarica di spiritualità, fede e di amore da portarsi a casa e continuare a farne memoria, per noi e per gli altri.

Questo viaggio è stato sorprendente dall’inizio alla fine, un’esperienza unica di cammino verso Maria, e con Maria; un cammino a volte personale e intimo, ma bastava spostare lo sguardo poco più in là e potevi contare sull’abbraccio dalla Famiglia del Cuore Immacolato di Maria, Servi, Serve e laici insieme.

   

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