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Prendere coraggio

Affidarsi

di Luciana Bettini

Nasco in una famiglia romagnola, di origini contadine, poi divenuti commercianti. Il mio nome, Luciana, fu scelto dalla mia madrina e, forse per questo, lo consideravo non idoneo a me. Questa fu la prima esperienza di affidamento.

Educata alla partecipazione attiva nella vita familiare, sono stata spronata a una crescita non solo in termini di età, consentendomi di pormi domande e fare scelte che rispecchiassero il mio ideale. Non è stato semplice, spesso ho dovuto lottare e, per me ancor peggio, pazientare. La seconda esperienza di affidamento.

Ma a chi mi stavo affidando?

Ebbi la risposta molti anni dopo, già sposata e con due figli ormai grandi.

Era l’8 dicembre quando visitai per la prima volta il Santuario di Montignoso, all’interno del quale, un percorso con scene catechetiche sulla vita di Gesù, conduce alla chiesa all’aperto. Ciò che vidi suscitò in me mille domande … una per tutte: come fa Dio ad amare ogni singolo uomo con tutte le sue miserie, così come ama il giusto? Cosa vede che io non vedo?

In alcune scene vidi l’avidità dell’uomo, il disprezzo per l’altro, l’invidia. In altre vidi la speranza, la fiducia, l’affidamento. E poi il sacrificio di Cristo.

Non capii subito, non fu una folgorazione, piuttosto una lenta presa di coscienza.

L’esperienza vissuta con quelle scene, dove la vita di Gesù incontrava quella degli uomini e delle donne, mi rivelarono l’impronta di Dio ricevuta col battesimo e al quale mi affidavo ogni volta che i fatti erano diversi rispetto a quanto immaginavo o desideravo. Capii che l’accettazione del mio nome, anzi la bellezza nel suo significato, la pazienza intesa come virtù, la consapevolezza dell’incapacità di comprendere lo scopo ultimo degli accadimenti, era un atto di affidamento a Dio.

Ma bisogna prendere coraggio per ammettere che tutto è opera di Dio.

Ecco, il grande presepe monumentale di Montignoso racconta con le immagini l’opera di Dio per la salvezza dell’umanità. Osservando le varie scene, leggiamo i testi sacri, che ci obbligano alla riflessione, ci commuovono.

Si comprende che il culto delle statue sacre, oltre a educarci, è un mezzo per adorare Dio e che ci aiuta nella preghiera.

E in questo percorso catechetico, i padri del Santuario, i Servi del Cuore Immacolato di Maria ci accompagnano affinché i nostri occhi possano vedere, non la bellezza delle immagini ma il messaggio che esprimono. Queste sacre rappresentazioni ci mettono in dialogo con Dio, ci spingono a imitare ciò che è bene e respingere ciò che è male, invitandoci a un rapporto confidenziale e sincero con Dio.

 

 

 

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