La forza del canto nel cammino di fede

di Andrea Cetti

Sono entrato a far parte di un coro parrocchiale all’età di circa 20 anni (non ricordo con esattezza), posso comunque affermare che ho sempre avuto passione per il canto anche se so di essere abbastanza stonato.

A causa degli impegni familiari, insieme con gli impegni di lavoro, poco dopo la nascita di mio figlio, ho lasciato il coro (dopo una ventina di anni), sebbene, la passione del canto, non sia mai cessata; attenzione, mi riferisco al canto legato alle celebrazioni religiose, dove viene tenuto in considerazione l’impegno e (nel mio caso) non il risultato.

A distanza di una decina di anni, forse poco meno, oggi sono nuovamente membro di un coro parrocchiale.

Come ha contribuito il coro nel mio cammino di fede?

Non ho una risposta secca e precisa a questa domanda. Posso dire che il canto religioso mi accompagna spesso nella mia giornata, mentre sono intento nei compiti più vari, mi ritrovo a canticchiare, talvolta a bassa voce, altre volte solo mentalmente, i canti delle celebrazioni.

Non c’è un canto specifico che mi rimbalza in testa, come potrebbe accadere con i moderni “tormentoni”; solitamente, mi accorgo, che la canzone mi viene in funzione del mio umore del momento, canti gioiosi nei momenti felici ecc…

Personalmente, il canto, mi aiuta a non distrarmi dalla celebrazione anche durante la Messa domenicale, oppure nella preghiera personale dove rischio di distrarmi con molta facilità perdendomi in molte riflessioni: dal pensare agli impegni di lavoro o quelli familiari o le tante altre cose di tutti i giorni. Mi capita spesso di pregare più cantando che recitando le “classiche” preghiere di tutti i giorni compreso certe volte anche il Rosario. Talvolta ne approfitto anche per pregare mentre sono impegnato in lavori che non mi impegnano mentalmente.

Devo anche riconoscere che il canto mi aiuta ad affidarmi alla volontà del Signore, a non arrabbiarmi troppo, ma a “lasciare fare a Lui”: ovviamente mi riferisco ai tanti momenti in cui le cose non vanno come avevo pensato o pianificato. Guardando indietro, però, a distanza di tempo e a mente calma, riesco tante volte a vedere che (se vogliamo paragonare la vita terrena ad un puzzle) quel “tassello” non doveva essere diverso. Non riesco a spiegare bene questa cosa, ma spero di essere compreso: talvolta ti trovi in situazioni che prendono una “piega” diversa da quanto pensato od organizzato, ma che, nel tempo, ti accompagnano verso qualcosa di nuovo ed imprevisto che non è poi così male, anzi! Quanto detto non riesco a comprenderlo sempre (difficile per esempio comprendere la morte di una persona cara a prescindere dall’età), ma in molte altre situazioni, a distanza di tempo, devo ammettere che è stato meglio così.

Cosa altro posso aggiungere, si, questo avviene prevalentemente durante le prove del coro, sento arrivare qualche “gomitata” o qualche brutta occhiata da chi ci dirige, perché vengo trasportato dal canto e non mi accorgo che sto alzando troppo il volume della voce.

Inoltre, per me, è molto bello anche solo il fatto di stare insieme alle altre persone di tutte le età e di diverse estrazioni sociali e la battuta che “stacca” durante le prove o le “chiacchiere” che facciamo quando abbiamo finito le prove, prima di tornare a casa per andare a letto.